Nasce a Bergamo il 1° Maggio 1990 alle ore 18,10 nel reparto maternità degli Ospedali Riuniti di Bergamo con un peso di Kg. 3,450, dopo un brevissimo travaglio di mezz’ora.
Nera di capelli, come la mamma e scura in viso come il papà.
Dalla fretta di portarla a casa, ci siamo dimenticati di iscriverla al registro dei nascituri del Comune di Bergamo, che abbiamo risolto il giorno successivo.
Come genitori e con l’aiuto della nonna Luigina abbiamo cercato di dare tutto quello che, ad un figlio o figlia, si potesse offrire con le proprie possibilità.
Lavorando entrambi nella stessa ditta siamo riusciti a non fargli mancare niente, ma nello stesso tempo a farle capire che non tutto è dovuto e, purtroppo, alcune sue richieste non venivano esaudite, spiegandogliene le motivazioni.
Appena finito l’asilo, la inseriamo alla scuola di danza classica della Polisportiva Desenzanese, visto che al tempo ne ero il responsabile.
Nel corso delle scuole elementari, cerco di farle provare altre discipline sportive, come la pallacanestro, durata poco, e la pallavolo, che insieme alle sue compagne di classe si prolungherà anche nelle scuole medie.
Lascia l’attività della pallavolo, per dedicarsi totalmente alla danza, non più classica ma moderna, attività che non ha mai sospeso, anche se ci sono stati alcuni passaggi di istruttrici e cambi di orari per permettere il proseguimento degli studi.
La danza è sempre stata la sua passione, soprattutto quando doveva esibirsi, sia nei saggi di fine anno che in manifestazioni varie.
Dopo le scuole medie, sceglie di frequentare il liceo artistico, dato l’amore per il disegno e sceglie come specializzazione la grafica.
A scuola non aveva il massimo dei risultati però, con un pò di sforzo, è sempre arrivata al passaggio dell’anno successivo.
E’ sempre stata una ragazza allegra e vivace, continuava a fare scherzi a casa, prendere in giro la mamma per la sua “R” moscia e il papà con la sua pancetta.
Ha preso il nomigliolo di “bimbi” perché scherzava la sua maestra che, quando c’era da far star zitti gli alunni un pò monelli gridava “bimbiii”!!!
Ho sempre voluto e detto a Federica che, quando sarebbe stata grande l’avrei portata in Africa per farle capire quanto si stia bene in Italia, ma anziché in Africa la portai a Cuba, felicissima dell’occasione, con la promessa però di applicarsi di più allo studio.
Arrivata la maggiore età ecco che scatta a Federica la voglia di essere indipendente, ottiene la patente e la sua prima automobile personale, spinta anche dalla mamma.
Arrivano anche i primi affetti amorosi, durante le vacanze, ma durano poco, poi arriva Francesco e qui si vede l’affetto che lega entrambi.
Lui bisognoso di affetto, essendo stato un bambino senza quello vero dei genitori, lei, figlia unica, voleva qualcosa di suo e nonostante alcuni litigi, si notava che stavano bene insieme, poi se fosse durato a lungo, questo non si poteva sapere.
A Francesco viene data l’occasione di avere in affitto un appartamento tutto suo, contenta anche Fefe, come la chiamavano gli amici, e ad entrambi scatta l’idea di provare a convivere.
Io cerco di frenare questa loro voglia, è ancora presto, però loro, al sabato, appassionati di discoteche, rientrando tardi, si rifugiano nell’appartamento, nonostante il sottoscritto non fosse totalmente d’accordo.
Federica, nell’ultimo anno di studi, a dicembre, mi avvisa che non vuole più studiare grafica, non le piace più e fa fatica, cerco di convincerla a finire gli studi e a prendere il diploma ma, dopo vari litigi, chi la vince è lei, vuole fare la parrucchiera.
Federica è una testa dura, accetto, con la promessa che, in privato, arrivi il diploma di maturità.
Durante l’estate del 2009 si iscrive ad un corso per parrucchiere e viene scelta per entrare in un salone a Bergamo.
Questo per pochi mesi, le fanno fare la sguattera ma non la fanno imparare. Trova ad Albino un salone dove la proprietaria, prende a cuore l’esigenza di Federica e, dopo un periodo gratuito di lavoro, l’assume nel suo negozio, promettendole di farle imparare il mestiere, anche perché sente che Federica ne è portata.
Si procede a fare tutti gli incartamenti per l’assunzione e la classica visita medica.
Dai risultati delle analisi del sangue, Federica registra una piccola anemia, che, assicurandoci con il medico, è un fattore normale a quella età in quanto era un’anemia limitata.
Federica inizia a lavorare, contenta di avere un lavoro, Francesco, e l’auto e “l’appartamento”. Era quello che desiderava. Ma una notte ci chiama, spaventata, avendo, causa delle mestruazioni, una forte emorragia ed il giorno successivo, la portiamo dal ginecologo.
Era la prima volta che succedeva, il ginecologo la tranquillizza dicendole che può succedere, di non preoccuparsi.
Prese le dovute cautele, Federica continua a lavorare, ma si vede che non è al massimo della condizione. Torna dal ginecologo, che le cambia pastiglia, sembra che faccia effetto.
Siamo nel periodo Natalizio dove i saloni sono pieni di lavoro e Federica lavora anche per 10 ore ma la cosa le piace.
Incominciamo ad intravedere una stanchezza e mancanza di respiro, nei giorni precedenti il Natale, la portiamo dal medico che ci prescrive delle analisi del sangue.
Federica non vuole stare a casa dal lavoro, ha paura di perdere il posto appena assunta, tiene duro, ma si nota che c’è qualcosa che non va.
Tre giorni prima di Natale, allarmati per il suo stato di stanchezza, la portiamo all’ospedale di Bergamo, reparto di ginecologia, ha un forte mal di testa.
Aspettiamo che il ginecologo si presenti, ma ha un intervento urgente in sala operatoria.
Federica dopo un paio d’ore ci dice che il mal di testa è passato e che ha fame, si è tranquillizzata, torniamo a casa, beve un tè e va a dormire, sapendo che il giorno dopo ha gli esami del sangue.
Alle due di notte, Federica ci chiama e si siede sul letto, ci dice che ha un forte mal di testa e vediamo che non riesce a finire il discorso, capisco che c’è qualcosa di grave.
Le faccio fare le scale di casa e la porto all’ospedale in ginecologia.
Durante il trasporto Federica ci dice di aiutarla, cerco di fare più in fretta possibile.
Scesa dalla macchina la sorreggo e Mary cerca una carrozzella, che non si trova. Saliamo in ascensore, arriviamo nel reparto di ginecologia, vedendola l’infermiera la fa sdraiare su un lettino, la chiama e la chiamo anch’io, fa dei cenni, ma non intuisce, arriva il medico e dice che è tutt’altra cosa.
Si trasporta al pronto soccorso e, subito vedono la gravità di Federica, la portano per fare una tac, la vedo muoversi sulla barella, mentre la portano via.
Dopo poco ritorna, sembra morta, si avvicina il medico e ci dice che ha avuto una forma di leucemia fulminate e è in corso una emoragia cerebrale, la opereranno, cercando di fermare l’emoragia.
Mi hanno dato poche speranze, infatti, alle ore 2,00 del 25 Dicembre 2009 Federica è morta.
Ciao Bimbi resterai sempre con noi
Maurizio e Maria